Certificazione di filiera le opportunità per le aziende

Certificazione di filiera le opportunità per le aziende

È comune sentire che le catene di approvvigionamento alimentare sono corte o locali, ma non sempre si ha un’idea chiara di che cosa significhi. Innanzitutto si può dire che quando si parla di filiera alimentare o agroalimentare ci si riferisce al susseguirsi di attività che portano il cibo dal ‘campo alla tavola’ del consumatore.

Queste fasi comprendono ovviamente tutte le fasi che attraversa un alimento, dalla produzione e raccolta delle materie prime al loro arrivo nelle case e nei piatti. Pertanto, è immediatamente evidente che ogni prodotto alimentare ha una propria filiera di riferimento.

È un fattore molto importante, che interessa il consumatore, certo della provenienza, o tracciabilità, di un alimento, che le organizzazioni singole, o in gruppi, che necessitano di valorizzare le proprie produzioni, in risposta alle richieste dei mercati.

Tracciabilità, requisito obbligatorio da rispettare per le organizzazioni che operano nel comparto alimentare, definito dal Reg CE 178/02, che richiede alle stesse la capacità di tracciare ogni materia prima e prodotto finito, da monte a valle e viceversa.

Requisito ripreso ed approfondito, dalla norma di certificazione ISO 22005. Strumento che, oltre la rintracciabilità di filiera, definisce importanti linee da seguire per i rapporti, identificazioni, comunicazioni e responsabilità, nell’ottica della filiera.

Come funziona la filiera alimentare

La filiera alimentare è considerata da molti uno dei pilastri non primari, ma che possono influenzare la sostenibilità, in quanto consente nuove opportunità di vendita e consumo. Per questi motivi, le aziende del settore alimentare sono sempre più impegnate a perseguire l’obiettivo di accorciare le proprie filiere al fine di creare nuovi punti di contatto e un pubblico sempre più esigente e consapevole come il momento di scegliere il cibo si avvicina.

Ciò ha portato alla nascita e allo sviluppo di altre attività come punti vendita aziendali, fattorie didattiche e agriturismo solidale.

Fasi della catena alimentare

Il cibo è senza dubbio uno degli aspetti più rilevanti della cultura nazionale italiana. Per il nostro Paese il settore agroalimentare rappresenta una delle risorse economiche più importanti, in primis grazie alla sua produzione che vale alcune centinaia di miliardi di euro, coinvolgendo migliaia di aziende.

Nella filiera alimentare si possono identificare diversi sottogruppi, in particolare:

  • Agricoltura e zootecnia: Le fasi primarie dell’agricoltura e dell’allevamento comprendono la produzione di materie prime animali e vegetali e le attività correlate non solo dall’agricoltura, ma anche dall’allevamento, dalla pesca, dall’acquacoltura, dalla silvicoltura ed altre;
  • Industria: Il settore dell’industria alimentare comprende tutte le fasi relative alla trasformazione e lavorazione delle materie prime fino al confezionamento. Pertanto, le fasi necessarie sono diverse per ogni prodotto e quindi possono coinvolgere più aziende;
  • Distribuzione: La fase finale della filiera è quella in cui il cibo viene venduto al consumatore finale. La distribuzione può avvenire attraverso il commercio al dettaglio, la distribuzione di massa o il settore che distribuisce ad hotel, mense, ristoranti, o agenzie di vendita commerciale.

Utilizzare lo strumento della norma ISO 22005 permetterà di definire tutti i flussi di materiali, l’unita minima rintracciabile, le responsabilità e le vie di comunicazione.

Ti segnaliamo, per approfondire nello specifico i requisiti definiti da questa importante certificazione, l’interessante guida che puoi leggere visitando l’indirizzo che trovi di seguito: https://www.sistemieconsulenze.it/certificazione-iso-22005/

Filiere corte o lunghe: protagonisti e differenze

Una filiera può essere definita lunga o corta a seconda del numero dei diversi passaggi richiesti, dei soggetti coinvolti nelle diverse fasi della lavorazione e della distanza in chilometri che una merce deve percorrere per raggiungere il consumatore. Ovvero:

  • Filiera corta: questo modello si riferisce a un numero limitato di fasi produttive e di intermediazione commerciale. Si parla di filiere corte, soprattutto di prodotti a chilometro zero distribuiti su un’area geografica limitata. In questi casi, gli agricoltori possono svolgere un ruolo attivo nel sistema agroalimentare generale o creare vendite dirette. È quindi evidente che il vantaggio di una filiera corta sta nella riduzione degli intermediari e nella distanza tra produttori e consumatori. La limitazione della distribuzione in un’area circoscritta è ovviamente anche un modo per contribuire maggiormente alla riduzione dell’inquinamento;
  • Filiera lunga: questo è senza dubbio il modello nato della globalizzazione. Infatti, in questo caso, ci sono canali diversi tra il prodotto e il consumatore, il che aumenta la distanza tra loro e il produttore. Dato il coinvolgimento di agricoltori e allevatori, industrie di trasformazione e confezionamento, distributori, trasportatori, grossisti e dettaglianti e consumatori finali, ci sono molti più attori coinvolti in una lunga filiera.

In ogni caso, va ricordato che ogni alimento che arriva sulla nostra tavola è accompagnato dal lavoro, dall’impegno e dalla collaborazione di innumerevoli persone. Il punto di partenza della filiera, lunga o corta che sia, è determinato dagli operatori del settore primario.

Ovviamente, in una filiera lunga, le fasi e le aziende coinvolte aumentano. Pertanto, la categoria iniziale dei produttori primari occupa meno importanza, e allo stesso modo si riduce il margine di profitto. Tuttavia, questo tipo di produzione è cresciuta in modo esponenziale a causa di un commercio sempre più globalizzato, che ha anche un impatto negativo sull’ambiente, sui soggetti coinvolti e sulla qualità e freschezza del prodotto finale.

Per quanto riguarda i consumatori, invece, hanno la possibilità di acquistare i prodotti in maniera sempre più consapevole a vantaggio delle piccole imprese locali e della vendita diretta. Queste piccole e semplici abitudini sono il modo migliore per sostenere la realtà del settore e invertire le tendenze che hanno portato a filiere agroalimentari più lunghe.

Con queste abitudini, si contribuirà alla sostenibilità socio economica locale ed all’ambiente, infatti consumando prodotti provenienti da una filiera corta, si abbatterà l’impatto ambientale ed economico del trasporto.

Filiere corte: vantaggi

Se si vuole aggiungere qualche dettaglio, impossibile non approfondire il sistema della filiera corta, e fare riferimento alla distribuzione del prodotto utilizzando alcuni protagonisti.

Da tempo, infatti, filiera corta è indiscutibilmente sinonimo di sicurezza e qualità alimentare, in quanto garantisce un maggiore controllo e offre la possibilità di conoscere tutti i soggetti direttamente coinvolti nella produzione, lavorazione, confezionamento e commercializzazione di un prodotto sesso.

Anche le innovazioni tecnologiche e il mondo digitale hanno portato ulteriore slancio, in quanto garantiscono una connessione più forte tra agricoltori e produttori, il che significa che è possibile creare maggiori meccanismi di fiducia tra tutte le parti per arricchirsi ulteriormente.